Ciao mondo!!

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Arrivederci :)

Come prennunciato già da tempo, questo Blog termina di essere aggiornato per dolci motivi 🙂
C’è comunque all’interno tanto, tanto materiale..! Io spero che continui ad illuminare questo mondo tanto buio e confuso, affinchè la carezza e la consolazione del Nazareno raggiunga tutti gli uomini, anche da uno schermo fatto di pixel.
Che tutte le nostre ferite umane siano raggiunte dai luminosi balsami dello Spirito Santo, così che sperimentiamo nel nostro profondo la Redenzione, per rinascere liberi, figli del Signore degli Eserciti!

Scenda la pace del Risorto su tutto il mondo, insieme al Fuoco che tanto desiderò portare sulla terra! Il Cristianesimo è FUOCO, fuoco d’Amore e di libertà!

Vi chiedo perdono se in qualche modo vi ho dato dispiacere: non c’era intenzione.

PACE!

Irene&Lui

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Ritagli dal ‘Diario’ di S. Faustina Kowalska –294-

 

 

 

 

Ritagli dal ‘Diario’ di S. Faustina Kowalska –294-

Quando presi in mano «Il Messaggero del Sacro Cuore» e lessi la notizia della canonizzazione di Sant’Andrea Bobola, all’improvviso la mia anima fu invasa da un desiderio così grande che scoppiai a piangere come una bambina, perché da noi non c’era una santa; dissi al Signore: «Conosco la Tua generosità, ma sembra che Tu sia meno generoso con noi». E proruppi nuovamente in pianto come una bambina. E Gesù mi disse: «Non piangere, tu lo sei». Allora la mia anima venne inondata dalla luce divina e mi fu fatto conoscere quanto dovrò soffrire e dissi al Signore: «Come avverrà questo, dato che Tu mi hai parlato di un’altra congregazione?». Ed il Signore mi rispose: «Non è affar tuo sapere come ciò avverrà, tu devi solo essere fedele alla Mia grazia, fare sempre ciò che è in tuo potere e che ti è permesso dall’obbedienza».

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E’ vero che spesso Dio non permette che i malefici abbiano effetto?

 

Risposta del sacerdote

Carissimo Teo,
1. mi porti a parlare di un argomento scottante e circa il quale devo subito dire che alcuni sono portati a vedere il maleficio dappertutto, soprattutto se capita una disgrazia dietro l’altra. Per contro, alcuni dicono che queste cose non esistono. Ti porto allora il pensiero più sicuro in materia.

2. Per maleficio si intende il nuocere ad altri attraverso l’intervento del demonio. Scrive G. Amorth: “Può essere attuato in tanti modi diversi: legatura, malocchio, maledizione… Ma diciamo subito che il modo più usato è quello della fattura; e aggiungiamo anche che la fattura è la causa più frequente che noi riscontriamo in coloro che sono colpiti dalla possessione o da altri disturbi malefici” (G. Amorth, Un esorcista racconta, p. 62).
“Il nome deriva dal fare o confezionare un oggetto, formato col materiale più strano e più vario, che ha un valore quasi simbolico: è un segno sensibile della volontà di nuocere ed è un mezzo offerto a Satana perché vi imprima la sua forza malefica” (Ib., p. 159).
C. Balducci ne porta la ragione: “Come Dio ha voluto legare la distribuzione della grazia e quindi della nostra salvezza a dei segni sensibili, i sacramenti, così il demonio, scimmiottatore della divinità, fa dipendere da determinati elementi sensibili il suo intervento per la rovina dell’uomo” (C. Balducci, Il diavolo, p. 312).

3. Scrive ancora G. Amorth: “A seconda dello scopo che si prefigge, il maleficio può acquistare varie denominazioni. Può essere di divisione se è diretto a far sì che due sposi, due fidanzati, due amici si separino (…). Può essere di innamoramento, se è diretto a far sì che due si sposino (…). Altri malefici sono per la malattia, ossia perché la persona designata sia sempre malata; altri sono per la distruzione (i cosiddetti malefici a morte)” (G. Amorth, Op. cit., pp. 164-165).

4. “Spesso i malefici non raggiungono il loro scopo per vari motivi: perché Dio non lo permette; perché la persona colpita è ben protetta da una vita di preghiera e di unione con Dio; perché molti fattucchieri sono inabili, quando non sono dei semplici imbroglioni; perché il demonio stesso, mentitore fin dal principio (come lo bolla il vangelo), inganna i suoi stessi seguaci” (Ib., p. 163).

5. G. Amorth poi si pone più o meno la tua stessa domanda: perché Dio permette che uno possa nuocere ad un altro? “Qualcuno si meraviglia come mai Iddio possa permettere queste cose. Dio ci ha creati liberi e non rinnega mai le sue creature, neppure le più perverse; poi alla fine tira le somme e dà a ciascuno quello che ha meritato, perché ognuno sarà giudicato secondo le sue opere. Intanto possiamo usare bene della nostra libertà e ne abbiamo merito; possiamo usarne male e ne abbiamo colpa. Possiamo aiutare gli altri e possiamo danneggiarli con tantissime forme di sopraffazione. Per citare una delle più gravi: posso pagare un killer perché uccida una persona; Dio non è tenuto ad impedirlo. Così posso pagare un mago, uno stregone, perché faccia un maleficio contro una persona; pure in questo caso Dio non è tenuto ad impedirlo anche se, di fatto, molte volte lo impedisce (G. Amorth, Un esorcista racconta, p. 63).

6. La S. Scrittura, già nell’Antico Testamento, proibisce decisamente le pratiche di magia, in cui vede un rinnegare Dio per darsi al demonio. Si legge: “Non imparerai a commettere le cose abominevoli delle nazioni. Non si troverà presso di te chi… pratichi la divinazione, il sortilegio, l’augurio, la magia, chi pratichi incantesimi, chi consulti gli spettri o l’indovino, chi interroghi i morti (sedute spiritiche). Perché è in abominio a Dio chi compie tali cose (Dt 18,10-12); “Non rivolgetevi agli spettri, ai maghi, rendendovi impuri con essi. Io sono il Signore vostro Dio” (Lv 19,31); “Un uomo o una donna che sia negromante o indovino tra voi sia messo a morte: li lapiderete. Il loro sangue ricada su di loro” (Lv 20,26-27); “Non lascerai vivere la maga” (Es 22,17). S. Paolo cataloga tra le opere della carne, che escludono dal regno di Dio, anche la stregoneria (Gal 5,20-21).

7. Il Catechismo della Chiesa Cattolica condanna la magia in tutte le sue forme: “Tutte le pratiche di magia e stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo – fosse anche per procurargli la salute – sono gravemente contrarie alla virtù di religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all’intervento dei demoni. Anche portare amuleti è biasimevole. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l’invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui” (CCC 2117). La conferenza episcopale campana, oltre a dire che si tratta di “peccato grave, anche se talvolta possono intervenire fattori soggettivi che attenuano la responsabilità delle persone” (Conferenza episcopale campana, “Io sono il Signore, vostro Dio”, n. 25).

8. Non è lecito ricorrere al maleficio neanche per farsi togliere l’eventuale maleficio di cui si pensa di essere afflitti. Si tratta sempre di venire in contatto con pratiche riprovate da Dio e dalla Chiesa e di riconoscere dipendenza – almeno implicitamente – dal diavolo. E questo è contrario al primo comandamento: “Non avrai altro Dio fuori di me”. La conferenza episcopale toscana parla di “colpa gravissima” per la magia e di un “agire gravemente peccaminoso” per il maleficio (Conferenza episcopale toscana, Magia e demonologia, 15.4.1994, nn. 12-13).

9. Nonostante la reale possibilità del maleficio, Dio ci comanda di non aver alcuna paura. Anzi ci offre un utilissimo avvertimento: Sottomettevi a Dio, resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi(Gc 4,7). Sarebbe un gravissimo errore vivere col timore degli influssi del demonio. Sottomettevi a Dio, resistete al diavolo è la stessa cosa che vivere in grazia, la quale (grazia) è uno scudo, una corazza, una difesa come ricorda il salmo 90. Per essere difesi e immunizzati da ogni cattiveria umana è indispensabile dunque la vita di grazia, di preghiera e di penitenza, e l’uso dei sacramentali. A questo punto sarà il demonio ad aver paura di noi, come ci ha garantito San Giacomo. Scrive G. Amorth: “Abbiamo la grazia di Cristo, che ha sconfitto Satana con la sua croce; abbiamo l’intercessione di Maria SS., nemica di Satana fin dall’inizio dell’umanità; abbiamo l’aiuto degli angeli e dei santi. Soprattutto abbiamo il sigillo della SS. Trinità, che ci è stato impresso nel Battesimo. Se viviamo in comunione con Dio, è il demonio con tutto l’inferno a tremare di fronte a noi. A meno che non siamo noi ad aprirgli la porta (G. Amorth, Un esorcista racconta, p. l29). L’unica cosa che dobbiamo temere pertanto è il peccato perché con esso perdiamo la grazia e apriamo le porte della nostra vita alle incursioni del diavolo e dei suoi collaboratori.

Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione su questo punto, che in fondo interessa un pò tutti e nel quale risplende un aspetto non trascurabile della salvezza portata da Gesù Cristo. Ti affido al Signore e alla Madonna e ti benedico. In questa benedizione, se uno è deciso a vivere in grazia, è racchiusa la potenza salvatrice e liberatrice di Gesù.
Padre Angelo – Amici Domenicani 

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Colpe involontarie che non spiacciono a Gesù

 

 

 

Figlia Mia, scrivi che le colpe involontarie delle anime non impediscono il Mio amore verso di esse, né Mi sono d’ostacolo nell’unirMi ad esse, invece le colpe anche le più piccole, ma volontarie, ostacolano le Mie grazie e non posso colmare tali anime dei Miei doni.

Gesù a S. Faustina Kowalska
Holy Cards

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E’ vero che il peccato non toglie nulla a Dio?

 
Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
1. È vero che non possiamo togliere o aggiungere nulla a Dio. Diversamente non sarebbe più Dio. Tuttavia le nostre azioni, tutte, hanno avuto una risonanza nel corpo e nell’anima di Gesù. Gesù, nella sua perfettissima scienza le vedeva. Il bene che facciamo lo consolava. Il male che compiamo lo addolorava. Anzi, il bene che facciamo è conseguenza della potenza dei suoi meriti. Il male che compiamo lo vedeva come un rifiuto dell’aiuto che intendeva darci, lo sentiva come una vanificazione dei suoi meriti e del suo amore.

2. Guardando all’umanità di Cristo noi scopriamo il male che gli abbiamo fatto e il male che causiamo oggi nel suo corpo mistico, la Chiesa. Ogni nostra azione, infatti, ha sempre un duplice riverbero: uno sul corpo fisico di Gesù e un altro sul suo corpo mistico. Contemplando il corpo martoriato del Signore possiamo comprendere quello che attualmente stiamo facendo alla Chiesa e alle anime. Allora, come vedi, c’è da addolorarsi. E non solo. Ma anche di decidere presto di cambiare vita.

3. È vero che Cristo attualmente è risorto ed è glorioso. E sotto questo aspetto anche a lui personalmente non possiamo togliere o aggiungere nulla. Tuttavia il Cristo glorioso porta le cicatrici della sua passione. E contemplando quelle cicatrici dovremmo da una parte sentirci incendiare di amore per lui, e dall’altra dovremmo provare una profonda vergogna.
Il Cristo che noi incontriamo è sempre il Cristo risorto. Ma tutto quello che egli ha compiuto nella sua vita mortale, continua ad essere presente in Lui. S. Giovanni nell’Apocalisse dice che i santi sono sempre accompagnati dalle loro opere: “Poi udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: Beati d’ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono»” (Ap 14,13). Molto di più tutto questo va applicato a Cristo.

4. Sulle conseguenze ecclesiali e sociali di ogni nostro peccato ti riporto l’insegnamento di Giovanni Paolo II: Poiché col peccato l’uomo rifiuta di sottomettersi a Dio, anche il suo equilibrio interiore si rompe e proprio al suo interno scoppiano contraddizioni e conflitti. Così lacerato, l’uomo produce quasi inevitabilmente una lacerazione nel tessuto dei suoi rapporti con gli altri uomini e col mondo creato. È una legge e un fatto oggettivo, che hanno riscontro in tanti momenti della psicologia umana e della vita spirituale, come pure nella realtà della vita sociale, dov’è facile osservare le ripercussioni e i segni del disordine interiore. Il mistero del peccato si compone di questa doppia ferita, che il peccatore apre nel suo proprio fianco e nel rapporto col prossimo. Perciò si può parlare di peccato personale e sociale: ogni peccato è personale sotto un aspetto; sotto un altro aspetto, ogni peccato è sociale, in quanto e perché ha anche conseguenze sociali (Reconciliatio et Paenitentia, 15).
E poiché ogni persona “in virtù di una solidarietà umana tanto misteriosa e impercettibile quanto reale e concreta” (RP 16) è intimamente relazionata con le altre, “il peccato di ognuno si ripercuote in qualche modo anche sugli altri. È questa l’altra faccia di quella solidarietà che a livello religioso si sviluppa nel profondo e magnifico mistero della comunione dei santi, grazie alla quale si è potuto dire che ogni anima che si eleva, eleva il mondo. A questa legge dell’ascesa corrisponde, purtroppo, la legge della discesa, sicché si può parlare di una comunione nel peccato, per cui un’anima che si abbassa per il peccato abbassa con sé la chiesa e, in qualche modo, il mondo intero. In altri termini, non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente individuale, che riguardi esclusivamente colui che lo commette. Ogni peccato si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull’intera famiglia umana” (RP 16).
Questo era il motivo per cui S. Caterina da Siena, contemplando i mali della Chiesa e del mondo, diceva: Ho peccato Signore, abbi pietà di me! Aveva l’impressione di averli causati tutti lei.

5. Ma c’è anche da considerare il male che facciamo a noi stessi, che ci rende sempre più insensibili ai richiami del Signore e incapaci di convertirci seriamente. Si legge che un giorno il S. Curato d’Ars, sentendo l’accusa dei peccati di una persona, si è messo a piangere. Il penitente rimase sorpreso e domandò la causa di quel pianto. Il Santo rispose: “Piango perché non piange lei”. Il Santo Curato vedeva in quel momento tutti i mali causati dai peccati commessi da quella persona: quelli causati nel corpo fisico di Gesù, quelli causati nel corpo mistico di Cristo e quelli causati nella vita del penitente stesso.

6. Ce n’è dunque per essere autenticamente addolorati ed essere spinti a cambiare vita. Ti ringrazio delle preghiere che ti impegni a fare per me. Il Signore ti benedirà per questo. Anch’io prego per te, ti benedico e ti saluto.
Padre Angelo – Amici Domenicani

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Ritagli dal ‘Diario’ di S. Faustina Kowalska –293-

 

 

Ritagli dal ‘Diario’ di S. Faustina Kowalska –293-

15.VIII.1937. Indicazioni di Padre Andrasz. Questi momenti di aridità e di sensazione della propria miseria, permessi da Dio, fanno conoscere all’anima quanto poco essa possa da sola, le insegneranno quanto deve apprezzare le grazie di Dio. Secondo: la fedeltà alle pratiche di devozione ed ai propri doveri, la fedeltà in genere in tutto, proprio come nei momenti di gioia. Terzo: in queste faccende occorre essere in tutto obbediente all’arcivescovo; di tempo in tempo tuttavia si può ricordare la questione, ma con calma. Talvolta è necessaria un po’ di amara verità.

Verso la fine del colloquio chiesi che mi permettesse di trattare familiarmente con Gesù, come in precedenza. Mi rispose: «Non posso dare ordini a Gesù, ma se Egli stesso l’attira a Sé, può seguire questa attrazione, ma deve mantenere sempre una profonda venerazione, poiché il Signore è grande. Se lei in tutto questo cerca realmente la volontà di Dio e desidera compierla, può stare tranquilla, Iddio non permetterà alcuno sbandamento. Per quanto concerne le mortificazioni e le sofferenze, me ne parlerà la prossima volta. Si affidi alla protezione della Madonna».

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5. Il Cuore Immacolato di Maria

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4. Occupati delle anime, con amore

 

 

 

 

Vedi, ci sarebbe un modo per non pensare più alle tue piccole preoccupazioni: pensare alle Mie!

Gesù a Gabrielle Bossis

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3. E’ vero che all’inferno va solo chi vuole andarci?


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
1. è vero che all’inferno ci va chi vuole andare. Tuttavia in genere non si va all’inferno perché lo si sceglie positivamente. Solo un pazzo potrebbe fare una scelta del genere. Di fatto l’inferno lo si sceglie indirettamente facendo a meno di Dio e trasgredendo la sua volontà.

2. Tanti scelgono di andare all’inferno senza pensarvi troppo. Non vogliono ascoltare il Signore e neanche la loro coscienza. Solo alla fine scopriranno questa amara sorpresa. Il Signore è stato chiaro: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità” (Mt 7, 21-23).
Ugualmente la sorpresa è rilevata dalle parole usate dal Signore a proposito del giudizio universale: “Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna»”
(Mt 25,41-46).

3. Circa la salvezza degli atei, Gesù presenta la fede come la condizione indispensabile per entrare nel Regno dei cieli: “Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi non crederà, sarà condannato” (Mc 16,16).
A Nicodemo Egli dice: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5). La Bibbia di Gerusalemme commenta: “Allusione al battesimo e alla sua assoluta necessità”. Gesù dice anche che “chi non crede è già stato condannato” (Gv 3,18). Nasciamo infatti in stato di peccato. E se questo peccato viene ratificato col peccato personale non ci si salva.

4. Nella lettera agli Ebrei si legge: “Senza la fede è impossibile essere graditi a Dio. Chi infatti si accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano” (Eb 11,6). Da questa affermazione e anche da quello che si legge in vari passi, come ad esempio in Rm 10,14: “Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui?”, la Chiesa ha dedotto la assoluta necessità della fede in ordine alla salvezza. La motivazione teologica di questa necessità si fonda sul modo specificamente umano di vivere e di operare. Infatti una volta che l’uomo ha raggiunto l’uso di ragione e incomincia a vivere in modo responsabile, cosciente e libero, gli è indispensabile conoscere il significato vero della sua vita, il fine cui ordinare i suoi atti. Ora il fine ultimo cui di fatto è stato ordinato da Dio non è solo quello proporzionato alla sua natura e alle sue capacità, fine che egli potrebbe conoscere e perseguire da solo, ma è il fine soprannaturale, gratuito e non dovuto in alcun modo, consistente nel partecipare alla vita, alla conoscenza e all’amicizia con Dio. È un fine, dice S. Tommaso, che l’uomo non può conoscere se non per rivelazione e non può accogliere che con la fede soprannaturale come un discepolo che lo impara dal magistero di Dio (Somma teologica, II-II, 2, 3).

5. Molti non credono perché le loro cattive azioni glielo impediscono. L’impurità, soprattutto, spegne il giusto delle cose di Dio. Non possiamo dimenticare che Gesù ha detto: “E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19). Ugualmente il Signore ammonisce a stare ben attenti che i “cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” (Lc 21,34). Come vedi, la mancanza di fede molto spesso è preceduta da una vita morale che rende impossibile la fede.

Ti ringrazio del quesito e dell’opportunità che mi hai dato di fare alcune precisazioni. Ti ringrazio delle preghiere che ricambio di cuore. Ti benedico e ti saluto.
Padre Angelo – Amici Domenicani 

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